Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo – Marsiglia

CONCORSO INTERNAZIONALE A PROCEDURA RISTRETTA PER LA TRASFORMAZIONE DELL’EX CASERMA DE MUY IN DEPOSITO E LUOGO DI RESTAURO PER GLI OGGETTI DA ESPORRE AL MUSEO DELLE CIVILTA’ EUROPEE- MARSIGLIA, FRANCIA

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PROGETTO: n!studio SUSANNA FERRINI, ANTONELLO STELLA (COORDINATORI) CON  GIOVANNI BULIAN, AMEDEO SCHIATTARELLA, NICOLETTA TRASI | TEAM: SIMONE BOVE, GABRIELE MISSO, GIULIA SCAGLIETTA, ANDREA SCHIATTARELLA, FRANCESCO SABATINI, ALESSANDRO TURINA | CONSULENZE: CAROLINA DE CAMILLIS, RICCARDO FIBBI (LIGHTING DESIGN) | INGEGNERIA: BETEREM INGENIERIE SA, ING. LUC DELASALLE | COLLABORATORI: ROCCO SMALDONE, PAOLO SOELLNER, BERTRAND LASCOURREGES | COMMITTENTE: MINISTERE DE LA CULTURE ET DE LA COMMUNICATION, DIRECTION DES MUSEES DE FRANCE, EMOC | ANNO: 2004 | MODELLO: MARCO GALOFARO | PREMI: 3° POSTO

Il programma del Concorso a procedura ristretta prevedeva la trasformazione dell’area dell’ex Caserma del Muy a Marsiglia a centro di deposito e restauro degli oggetti da esporre nel nuovo Museo delle Civiltà dell’Europa e del Mediterraneo. Il progetto si sviluppa attorno a due temi paralleli: da una parte la necessità di garantire percorsi differenziati e un’accessibilità controllata di visitatori e ricercatori, dall’altra la volontà di intervenire sul suolo, aprendo gli ambienti delle ‘réserves’ verso un parco pubblico da prevedere nell’area.  Obiettivo del progetto era quello di attivare un nuovo rapporto tra il quartiere e il Centro di conservazione e proporre una nuova idea di edificio di deposito, introducendo degli spazi di visita per il pubblico e individuando negli ateliers un punto di forza progettuale. In quest’ottica, il Centro di Conservazione è concepito non più come un deposito tradizionale, chiuso e invisibile, ma al contrario diventa un organismo aperto sulla città, un complesso che possa essere percepito e messo in mostra come il  deposito della cultura e delle civiltà del Mediterraneo: ’Il Mediterraneo e il discorso sul Mediterraneo sono indissociabili’ (Predrag Matvejeviç). Questa volontà si scontrava con le richieste programmatiche del bando che portavano ad occupare la quasi totalità della superficie dell’isolato; il nostro sforzo è stato rispondere alle richieste del programma lasciando libero il maggior spazio possibile e da qui l’idea di disarticolare la volumetria complessiva in più corpi di fabbrica con livelli interrati, inseriti in un parco urbano fruibile.

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